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L’Abbazia di San Salvatore
L’Abbazia di San Salvatore era situata su una propaggine collinare a monte dell’abitato attuale di Castelli. Ad essa era annesso un convento di monaci neri di osservanza cassinese, sorto tra il X e l’XI secolo alla dipendenze di San Vincenzo al Volturno, che ebbe grande importanza sul territorio della Valle Siciliana. Ad un primo periodo di floridezza, legato anche probabilmente al ruolo svolto per la promozione delle prime fabbriche di ceramica, in quanto sicuramente vi si produceva vasellame di uso comune, seguì un periodo di decadenza, forse anche a causa delle lotte per il potere feudale, che costituivano una minaccia per la sicurezza di questi luoghi. Fu così che nel 1188 il monastero e la chiesa di San Salvatore vennero aggregati alla dipendenze dell’abate di San Nicolò a Tordino, come risulta da una bolla del Papa Clemente III. Dopo circa tre secoli essi passarono direttamente alle dipendenze della Santa Sede. Alla fine del 1500 la cura delle anime passò alla chiesa di San Pietro. Dopo i decreti murattiani di soppressione dei conventi seguì la completa decadenza della struttura, che “ rovinò nel 1814 seppellendo nelle macerie tesori d’arte, parte dei quali vennero recuperati...dall’abate Augusto Nicodemi, parroco di Castelli”, che li trasferì nella parrocchiale negli anni ‘20 del ‘900. intorno al 1840 si verificò il crollo del tetto della chiesa e da quel momento la distruzione e l’abbandono furono definitivi. La quasi totalità dei resti fu utilizzata come materiale di riporto per la costruzione di edifici nelle vicinanze. Oggi l’area è interessata da uno scavo da parte della Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo, che ha permesso di individuare il perimetro della chiesa e della cripta, dalla quale sono stati recuperati diversi reperti lapidei, tra cui 4 colonne con i rispettivi capitelli, che ora sono conservati in deposito presso il Museo delle Ceramiche.
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